Incantations

OLTRE L'AZZURRO

Per la prima volta a Genova, nello Studio Incantations, dal 22 Novembre al 6 Dicembre 2014, Cesare Bedognè espone il suo progetto OLTRE L'AZZURRO. Il 6 Dicembre la mostra si chiuderà con uno spettacolo teatrale, tratto da romanzo "Oltre l'azzurro", scritto dallo stesso Cesare Bedognè, in Santa Maria di Castello (INGRESSO LIBERO). Le opere dell'artista sono state esposte in svariate gallerie d'arte e musei di fotografie sia in Italia cha e all'estero. Le immagini esposte si riferiscono agli anni che l'autore ha trascorso in Olanda e alla vicenda autobiografica raccontata nel suo già citato primo romanzo, edito da ABao AQu nel 2012, "Oltre l'Azzurro".




Genova, 22/11/2014     Cesare Bedogné e Maria Frepoli in Incantations









Genova, 22/11/2014    Cesare Bedogné in Incantations



Alcune informazioni sullo spettacolo del 6 Dicembre 2014 :


OLTRE L'AZZURRO


Racconto per voce, corpo, musiche barocche.
 
Testo di Cesare Bedognè (ed.ABao AQu)
 
Con Maria Frepoli (corpo)
Emanuele Ferrari (voce)
Musiche di J.S. Bach eseguite da
Nadia Torreggiani (clavicembalo)
Francesco Carraro (oboe)
Pietro Mareggini (flauti dolci barocchi) 
 
Genova, sabato 6 dicembre, ore 21
Santa Maria di Castello   INGRESSO LIBERO
 
Lo spettacolo teatrale, una performance che intreccia corpo, voce e suoni di musica barocca, nasce dal libro omonimo, pubblicato dalle edizioni ABao AQu nel 2012. “Oltre l’azzurro” è un romanzo autobiografico, in forma di diario, che alterna prosa ritmica e poesia, e racconta la storia di lunghi viaggi tra nord e sud dell’Europa, dell’incontro in Irlanda con una ragazza olandese, di un malattia che si fa strada inesorabile, di un ritorno a casa, dopo tutto, con i frammenti della propria storia, da mettere in ordine, non in senso cronologico, ma piuttosto cercando quella “eternità d’istante” che ciascuno si porta scolpita dentro. ”Un tempo soggettivo, tutto interiore, quello dell’anima, dove il passato non si cancella ma dura riversando le sue ombre e le sue luci in un “infinito continuo”: riaffiorano così alla coscienza, rimettendosi in circolo nel flusso della vita, porti impazziti di luce e città grigie senz’anima, albe stupefatte e soli frantumati, frammenti di eternità e schegge di dolore, la Camera della Nostalgia e la Stanza delle Finestre Infrante … E, onnipresente, Monique, la ragazza delle brume, sorriso di farfalla, occhi di neve. Il protagonista vive dunque in questa dimensione atemporale, passando da uno stato di coscienza all’altro, assecondando di volta in volta il riemergere spontaneo e intermittente dei fantasmi che dalle stanze della memoria si riaffacciano alla sua coscienza e la abitano” (dalla postfazione all’opera, a cura di Anna Bordoni Di Trapani).
Nello spettacolo le parole del libro di Bedognè, (adattamento teatrale di Emanuele Ferrari),  s’intrecciano con le partiture corporee di una creatura vestita di bianco che silenziosamente si trasforma, vive i suoi ricordi, oltrepassa soglie, quasi si trovasse (come in uno degli ultimi frammenti del libro)  “dall’altra parte dello specchio”, uno spazio misterioso dove risuona la musica assoluta e senza tempo di Bach,  luminosa e dolente, a cercare un modo di raccontare ancora, una pausa, uno spazio che si apra sul dolore, il primo e ultimo senso del nostro abitare il vuoto. 
L’attrice, sulla base di esperienze di training e creazione appartenenti al Terzo Teatro e alla danza Butoh,  ha lavorato soprattutto sulle possibilità del corpo/anima di trasformarsi in altre creature ed altri stati d’essere:  il suo personaggio potrebbe essere una creatura morta, o non ancora nata, sospesa in un non luogo dove si sogna, si ricorda e ci si interroga. La morte viene così rappresentata come esperienza di vita e transizione, fatta non solo di angoscia e dolore, ma anche di bellezza e mistero.  In questo senso, lo spettacolo intende restituire il teatro al suo sfondo tragico e alla propria originaria funzione catartica. 
Accompagnano in silenzio, sullo sfondo della scena, quasi fossero le ombre di un coro greco, immagini scattate dallo stesso Bedognè (già esposte in svariate gallerie e sedi museali, sia in Italia che all’estero), come una serie di figure, paesaggi, istanti che sviluppano un viaggio parallelo, apparenze che segnano una sorta di contrappunto a quello che accade, e lo prolungano altrove, ancora una volta, oltre.     
 
Le strade dell’angelo- Tracce d’attore
 
Dice una fiaba che l’angelo va a prendere i bambini quando muoiono, ma prima di portarli in cielo li fa volare sopra tutti i luoghi dove hanno giocato. L’angelo raccoglie in silenzio piccoli oggetti dimenticati, il bambino piano piano apre gli occhi; quando saranno in cielo, le piccole cose raccolte forse avranno una voce e canteranno. L’angelo è entrato silenziosamente nel lavoro dell’attore, che ha seguito i suoi passi nei vicoli bui del sogno e della memoria, raccogliendo piccole tracce, segni quasi indecifrabili, per portarli in un luogo dove possano fiorire.
 
In questa performance parole, musica e azioni fisiche si inseguono e dialogano tra loro nel raccontare una storia, e l’atto del narrare trasforma lo spazio in un luogo umano, da abitare.
Così come nel libro la realtà si dispiega come un cristallo dalle innumerevoli sfaccettature, allo stesso modo in scena voci, immagini e suoni si alternano in una temporalità che appartiene al sogno e al ricordo.
Le parole diventano immagini e suono, accendono come scintille la memoria del corpo; la musica si fa spazio e tempo; il corpo muore e rinasce, trasformandosi.
Forse la morte non è altro che un limite da oltrepassare, mentre luci ed ombre si alternano come fasi di uno stesso respiro.
Una figura bianca, arrivata da un lungo viaggio, traccia nel vento i volti e gli spazi della sua anima, e dentro la bisaccia porta sagome leggere: i suoi giorni. Sfogliandole ritrova memorie di albero, farfalla, raggio di luce. Lentamente si sdipanano i fili invisibili che legano la sua esperienza al mondo. Lo spettatore può seguire il suo percorso all’interno di questa stanza, che ha porte chiuse, finestre spalancate, passaggi segreti, angoli oscuri. Ognuno si riflette in altri esseri e nel mondo: sembra perdersi in un gioco di specchi, ma è soltanto un viaggio per incontrare il proprio segreto. (Maria Frepoli)
Una produzione del Teatro Bismantova di Castelnovo Monti e dell’Istituto Diocesano di Musica e Liturgia di Reggio Emilia.



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